Mie care lettrici e miei cari lettori, oggi mi preme di introdurvi un nuovo pericolosissimo esemplare di caso umano di cui sicuramente avete avuto notizia: l'Homo Pallorum. E lo faremo, come nostra consuetudine, analizzando un caso assolutamente non puramente casuale.

Non fatevi fuorviare dal nome, il pallorum non è affatto un soggetto altamente noioso, bensì un personaggio dedito alla menzogna compulsiva. Dal "vado a prendere le sigarette in realtà mi intrattengo con una trans sudamericana" al "prima di raggiungere l'orgasmo ti avviso, tranquilla", il pallorum inquina l'esistenza di chi lo circonda con tossiche minchiate.

La solita Università de Sarcazzis ha analizzato lo sviluppo evolutivo del pallorum scoprendo che, durante il medioevo, una grave mutazione genetica (o qualche forma di zoofilia) ha generato un crossing tra i geni del camaleonte e quelli umani. Questo errore genetico rende possibile al pallorum di mimetizzarsi in modo meticoloso con l'ambiente circostante in modo da assicurare la massima riservatezza e discrezione sulle menzogne che, quotidianamente, disperde nell'universo.

Durante un mio corso di aggiornamento, tenutosi ad Amsterdam nel 2004, dal titolo "La Mariagiovanna sarà anche curativa, ma è proprio buona", il professor Svarionatys ha presentato un caso specifico di homo pallorum di cui parlerò di seguito.

Santino Maria, nome di fantasia che utilizzeremo unicamente a scopo illustrativo, è un uomo di 32 anni. Lavora nel mondo dell'intrattenimento, ha un tenore di vita benestante, non ha problemi a socializzare e ha sempre ottenuto ciò che desiderava grazie ad una strepitosa fortuna, detta anche "Sindrome del culo a buco nero che tutto attrae a sé". Un uomo da sposare, se non fosse per la sua irrefrenabile propensione a sparar palle.

E' una serena serata di settembre quando Santino Maria conosce Genoveffa. Il loro incontro riceve i favori di Cupido che, scoccando la sua freccia, li fa innamorare perdutamente. Per più di un mese Santino Maria e Genoveffa passano insieme tutte le loro giornate, tra serate romantiche al lago, amplessi furtivi nei misteriosi boschi di montagna, rassegne culturali e bricolage casalingo.

Genoveffa si sente felice, come non lo era da anni. Si ripete in modo ossessivo frasi quali "finalmente anche io sono amata", "ecco, è quello giusto", "oddio Dio esiste forse è il caso di staccare dal muro della cucina quel pentagramma satanico decorativo" e via dicendo. Ma Genoveffa è ancora ignara degli scherzi che il perfido destino le sta per far incontrare sul suo cammino.

Sono le 20.30 di un normale sabato sera italiano e Genoveffa si rende particolarmente attraente per l'amato Santino Maria. "So proprio faiga", pensa la giovane donna guardando la propria immagine riflessa nello specchio, "Questo push up mi stritola le tette al punto giusto, vuoi vedere che lo facciamo nel parcheggio del teatro". E si, il teatro, la meta designata per quella sera.

Le 21. Santino Maria è stranamente in ritardo e Genoveffa inizia a preoccuparsi: "Avrà avuto un incidente? Sarà stato malmenato da una ronda cittadina di leghisti armati? Oddio, Ciro! Ciro! Ciro! (no, questa era n'artra, scusassero)". Squilla il cellulare, Santino Maria avvisa la fidanzata che, a causa di una brutta influenza-meningite-ebola-sars fulminante a malincuore dovrà rinunciare alla rappresentazione teatrale programmata da giorni.

Passano due lunghissime giornate per Genoveffa, ormai sfigurata da bolle bordeaux per aver somatizzato un tantino troppo l'assenza del proprio passero. Finalmente i due si rincontrano e si perdono in un pomeriggio fatto di coccole e chiaccherate. Ma qualcosa sta per scuotere la vita dei due giovani amanti e, per favorire la vostra comprensione, è bene riportare il dialogo integrale della conversazione che ha dato il via alle dieci piaghe d'Egitto:

SM: Sai, come dice Marçelo nella pièce "Anche i tronisti possono recitare a teatro grazie agli intrallazzi sottobanco di Cicciobaffo", "L'amore è un apostrofo rosa fra le parole L'Esterna".
G: "... e come fai a sapere che dice Marçelo se invece di andare a teatro eri a letto febbricitante?"
SM: "Tesoro, suvvia che ingenua, ho letto l'opera"
G: "E' inedita!"
SM: "Ah no, hai ragione, ricordi il mio amico Luigino? Me ne ha parlato lui, sai che a queste prime teatrali non manca mai!"
G: "Ma il tuo amico Luigino non è quello in coma cerebrale da quattro anni?"
SM: "La smetti di essere sospettosa? Sei nel periodo premestruo?"
G: "Fottuto mentitore!"
SM: "Ma tesoro, sono basito!"
G: "Merdaccia umana, io mi sono preoccupata per te pensando stessi morendo di meningite fulminante e invece eri a teatro! Con chi? Dimmi il nome della zoccola, lo voglio sapere!"
SM: "Genoveffa, sei ingiusta, me ne vado e quando sarai più calma ne riparliamo!

Passano alcuni giorni e Genoveffa si convince di esser stata troppo affrettata nel giudizio, perciò telefona a Santino Maria per porgere le proprie scuse. Santino Maria accetta di buon grado il novantagradismo dell'amata e fissa un appuntamento galante. Il giorno dell'incontro, Genoveffa si sente elettricizzata perchè, finalmente, può porre fine all'assenza forzata con il fidanzato. Ma... i ritardi iniziano ad accumularsi... 15 minuti, 30 minuti, un'ora e mezza. Genoveffa prende in mano il telefono vittima di una lieve irritazione (leggasi: "Godzilla spacca la città") e chiama il fidanzato: "Ndo cazzo stai?!?" "Tesoro, ti sei confusa, dovevamo vederci dopodomani!". Genoveffa riaggancia e pensa di essersi si sbagliata. Dimenticando, stranamente, di avere una memoria elefantina che le permette di ricordare anche la composizione in percentuale del latte in polvere presente nella sua pappetta durante lo svezzamento.

Il giorno dopo la scena si ripete, con qualche variazione. Santino Maria chiama irritato Genoveffa lamentandosi con lo stesso "Ndo cazzo stai". La ragazza, giustamente, risponde che l'appuntamento era per la serata seguente, ricordando in modo certo la parola "dopodomani".

SM: "No, era per oggi, stupida!"
G: "Guarda, mi ricordo benissimo che hai detto "dopodomani"
SM: "Senti, io son qui come un cretino, vedi di raggiungermi!"
G: "Cor cazzo, ora vado a togliermi le pellicine dalle unghie dei piedi, a presto! Anzi, a mai più! E fottiti, merda!"

Genoveffa ha capito, le nubi si sono diradate, tutto è chiaro e limpido. E anche sticazzi, alla buon'ora. Forse quando Santino Maria faceva ritardo non aveva dimenticato le chiavi di casa dalla nonna malata, ma stava praticando autoerotismo in qualche bagno di autogrill. Oppure, quando le diceva che doveva lavorare fino a tardi, era intendo a fare il passivo in qualche parcheggio di Viadoslandia. E, peggio, quando le diceva che l'amava intendeva "amo tutte le diciannove zoccole che mi hanno praticato la fellatio questa settimana".
Santino Maria non è altro che un homo pallorum, un uomo dipendente dalla menzogna. Il terzo terribile stadio evolutivo dei casi umani, dopo i ben noti minchionis e indecisus.

1 commenti:

Io ha detto...

un morbo troppo diffuso quello di sparar palle!

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